Chi ha paura di dire "genocidio"
Kritica si sta già ampliando, grazie al tuo aiuto e ai tuoi buoni auspici.

Oggi è il 9 gennaio e questa che ricevi è la nostra prima, vera newsletter, inviata a chi si è iscritto tramite Substack o a chi ci ha offerto generosi caffè tramite Buymeacoffee. Stiamo ancora lavorando alacremente sul sito Kritica.it, ma siccome le cose da dire sono tante, e le notizie non aspettano, cominciamo a pubblicare alcuni articoli anche qui.
Ecco una notizia, per esempio. È piuttosto importante, e siamo fra i primi in Italia ad averla data, intervistando la responsabile delle campagne di AI, Tina Marinari. Se vuoi leggerla subito, clicca sull’immagine.
Kritica muove i primi passi, e li sta muovendo bene.
Il nostro è un progetto aperto, come sai. Abbiamo dichiarato fin dal primo momento, con trasparenza, i nostri perché e i nostri come. Siamo contenti di condividerli con chi ci sostiene e ci stima, affinché Kritica possa essere uno spazio di tutti, che non significa, come abbiamo già spiegato, uno spazio in cui identificarsi necessariamente, ma uno spazio in cui potersi sentire liberi e libere di pensare e dedicarsi a pensare. Leggendo e compartecipando.
Al momento, senza ancora un sito attivo, abbiamo raccolto attorno a noi circa 150 iscritti alla newsletter e quasi 1500 euro di sostegni economici. Se riuscissimo a battere per tutto l’anno a questa cadenza, avremmo decisamente raggiunto i nostri obiettivi. Sarà un gran bel rhythm and blues! Finora, la media versata dalle persone che hanno deciso di sostenerci è di circa 30 € a persona, calcolate sul tempo di un anno. Alcuni hanno potuto versare solo 5 euro, e li abbiamo accettati con grande gioia. Altri hanno deciso di sostenerci con tanti caffè, o con una fornitura regolare. Diciamo un sincero, felice grazie a tutti. E ci teniamo a condividere con voi lettori lo scambio di messaggi che abbiamo intrattenuto con F., il nostro primo amico di penna! F. ci ha donato 150 euro e come promesso, inizieremo con lui a intrattenere una corrispondenza scritta a mano. Le parole con cui ha risposto al nostro grazie, rivolte a Federica D’Alessio, sono così interessanti che desideriamo condividere una parte della sua lettera con tutti e tutte voi.
Gentile Federica,
sono io a ringraziarla per questa iniziativa. Come ho avuto modo di scriverle qualche tempo fa, seguo con interesse i suoi interventi, dopo averli scoperti grazie a contatti comuni. Molto spesso mi trovo concorde, a volte anche non sapendo di esserlo, se così si può dire (nel senso che magari si tratta di argomenti sui quali non avevo ancora riflettuto); e le volte che mi capita di notare un'opinione differente si tratta sempre di sollecitazioni utili per approfondire, chiarire i punti di vista, al limite ribadire le distanze ma in maniera consapevole e sempre dopo aver arricchito le possibili visioni.
Quindi saluto con molto favore il progetto di Kritica, sperando di interpretarne in modo giusto lo spirito: non un luogo dove rispecchiarsi in tutto e per tutto ma un tentativo di alimentare un luogo di riflessione e confronto, dove mettere (e mettersi) in discussione le idee più comode, e dove cercare – con molta fatica, inutile nasconderselo – di creare un'alternativa a questo stato di cose.
[…] Credo che il momento che stiamo vivendo, in Italia e nel mondo, sia davvero pericoloso, anche per la distrazione di molte persone "normali" che hanno erroneamente ritenuto di poter delegare qualunque iniziativa politica a partiti, movimenti, singole persone, che però nella migliore delle ipotesi si sono rivelate inadeguati, quando non semplicemente maschere vuote. Di questa distrazione, devo riconoscerlo, sono stato a lungo vittima. Nel frattempo, nel giro di venti-trent'anni, diversi riferimenti politici formalmente ancora affini si sono rivelati nei fatti semplicemente giocatori del campo avverso, nel senso di lavorare sistematicamente solo per il grande capitale, per giunta finanziario, demolendo in modo progressivo e inesorabile qualunque conquista sociale faticosamente raggiunta nei decenni precedenti, a partire da sanità pubblica e scuola pubblica. Per giunta senza il coraggio di dirlo o di motivarlo, ma al richiamo deresponsabilizzante del "ce lo chiede l'Europa" (e se anche fosse stato? L'adesione al "pilota automatico" di pressoché tutto il mondo politico italiano è stata sconcertante). Il risultato è stato un disorientamento collettivo, oltre che un netto peggioramento delle condizioni generali, economiche, culturali, di aspettative, con la crescita dei divari sociali e territoriali. E si è arrivati a far apparire concetti e termini quali sinistra poco più che un'abitudine fonetica.
[…] Ora, a tutto questo panorama, di recente si aggiungono fenomeni ancora più pericolosi, come l'evidente contrazione degli spazi di discussione pubblica, e addirittura di agibilità pubblica di un atteggiamento critico nel senso basilare del termine. […] E ora, in più, siamo vicinissimi al rischio di essere coinvolti in conflitti senza senso, e potenzialmente distruttivi, in prima persona. Anzi già siamo indirettamente complici di un massacro a poche centinaia di chilometri da qui, in Palestina, nella sostanziale impossibilità di dirlo senza subire ritorsioni che vanno dal sopracciglio alzato del benpensante di turno alla vera riprovazione. Peraltro, questa tragedia per quanto mi riguarda ormai funge da cartina di tornasole: siamo di fronte a un disastro epocale, come civiltà intendo, non ci sono precedenti simili nei decenni recenti.
[…] In merito alla corrispondenza di penna: la trovo un'idea notevole, pressoché "sovversiva" dato il livello in cui si dibatte l'informazione e più in generale la discussione collettiva in Italia. Ma non solo: un'idea del genere chiama in causa anche aspetti personali, come banalmente il tempo che si decide di dedicare al confronto, nei termini descritti. Non nascondo che non so se avrò modo e tempo di rispettare il mio stesso proposito, dato che per ragioni sia professionali che personali ultimamente di tempo non ne ho molto. Ma l'offerta è stimolante, oltre che insolita, quindi la accetto.
Siamo molto felici che F. abbia accettato di diventare il nostro primo amico di penna! Se lo vorrà, la nostra corrispondenza diventerà pubblica, e sarà condivisa con tutte e tutti voi. E per condivisa intendiamo che vi mostreremo anche immagini della nostra grafia, della carta con cui ci scriviamo, della sua grana e del suo inchiostro.
Il nostro intento, infatti, è semplice ma deciso: vogliamo rimaterializzare i rapporti, compreso i rapporti che si generano all’interno degli organi di informazione, come Kritica, prima di tutto, è già e desidera essere. Ecco perché, quasi non ancora nati, abbiamo subito voluto promuovere un incontro dal vivo, e non un incontro qualsiasi, ma un incontro per parlare di ciò che si muove in Siria, il luogo del mondo che, a nostro parere, più di tutti ha impresso un segno al primo quarto del Ventunesimo secolo.
Se siete a Roma, perciò, vi aspettiamo, venerdì 17 gennaio alle 17.30, in via Zabaglia 22 a Testaccio, per questo incontro di dibattito. E per chi non potrà esserci di persona, non temete: ve lo racconteremo.
Questo primo numero di Spazio di Kritica non si può non concludere che con un immenso grazie per essere fra i nostri primi partecipanti, e un invito a scrivere a redazione@kritica.it per proposte, considerazioni, domande, sfoghi. Il giornalismo si alimenta di un rapporto con i lettori che non possiamo più confinare agli spazi dei commenti sui social, 9 volte su 10 luogo del malinteso disfunzionale. Spazio di Kritica vuol dire spazio ampio, ampio nei tempi, nel respiro, persino nelle emozioni. A presto per il prossimo numero!